DJI esce da Russia e Ucraina, ma sulla crittografia dei droni ha mentito

In seguito alle polemiche sui propri dispositivi, DJI ha deciso di interrompere le vendite dei suoi droni in Ucraina e Russia risultando così la prima azienda cinese a dissociarsi dalla guerra dopo aver effettuato una revisione interna dei requisiti di conformità in varie giurisdizioni. Da qualche tempo, infatti, alcune catene come MediaMarkt (l’equivalente della nostra MediaWorld) avevano deciso di bloccare le vendite dei prodotti DJI a causa delle risposte non convincenti dell’azienda cinese in merito ai droni e alle presunte finalità belliche degli stessi.

Fin da subito, infatti, la Russia è stata accusata di utilizzare Aeroscope, un trasmettitore presentato cinque anni fa per identificare i dati che vengono scambiati tra il drone e il controller, così da poter individuare la persona che sta manovrando il dispositivo. In questo modo i soldati russi sarebbero riusciti ad identificare i militari ucraini che pilotavano i droni, assassinandoli.

In un primo momento DJI aveva fornito ampie rassicurazioni, affermando che il segnale era criptato e pertanto non poteva essere utilizzato per individuare i manovratori. Tuttavia, dopo essere stata pressata da The Verge (e anche da un hacker), l’azienda cinese ha ammesso che il segnale non è criptato e che per risalire al controller di un drone non è nemmeno così indispensabile Aeroscope (è sufficiente un pò di dimestichezza con la materia). D’altronde, come ricordano anche altri siti, Aeroscope era nato come progetto ‘open’, pertanto questo scenario non stupisce: ciò che allarma è il comportamento di DJI.

Il ritiro dell’azienda dai mercati di Russia e Ucraina è stato accompagnato da un comunicato ufficiale che spiega come la decisione non sia stata intrapresa per una presa di posizione nei confronti di uno specifico Paese ma per un’applicazione dei principi aziendali. Il colosso cinese vuole sostanzialmente garantire che nessuno usi i suoi droni in combattimento in quanto rifiuta qualsiasi utilizzo di questi prodotti per causare danni.

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Roberto Naccarella: Giornalista pubblicista, 32 anni, ho sempre avuto una grande passione: scrivere. Mi piace lo sport, seguo la politica, amo la musica. Diffido di ogni forma di elitarismo. Sono nato il giorno di San Patrizio e mi sento un pò irlandese.