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Cos’è Google Bard: l’AI anti-ChatGPT per rivoluzionare la ricerca

di Michele Ingelido

Attraverso un post sul suo blog ufficiale il CEO di Google ha dato ufficialmente inizio a una nuova era. È arrivata Google Bard: l’attesissima risposta del colosso di Mountain View all’intelligenza artificiale conversazionale ChatGPT. Una risposta che si è fatta attendere per via dei molti problemi nel lanciare uno strumento dalla potenza così elevata ma allo stesso tempo dall’inaffidabilità potenzialmente molto alta (come del resto si è visto anche con lo strumento di OpenAI). Il danno di reputazione sarebbe potuto essere enorme. Ma a quanto pare ora Big G è pronta.

Cos’è e come funziona Google Bard

Google Bard è un chatbot basato su intelligenza artificiale proprio come ChatGPT. Non è assolutamente da confondere con Google Assistant che troviamo sugli smart speaker Nest e negli smartphone Android. E’ il risultato dei lavori cominciati su LaMDA e su tutte le altre tecnologie di Google AI e DeepMind (quest’ultima è una società di IA che fa capo proprio al gigante della Silicon Valley). Un lavoro che a quanto pare richiede potenze di calcolo raddoppiate ogni 6 mesi.

Tuttavia c’è da fare un’importante distinzione rispetto a ChatGPT. A differenza della soluzione di OpenAI, la nuova intelligenza artificiale di Big G prende le sue risorse direttamente dal web invece di attingere a un database di informazioni ben definito (e per altro non aggiornato): in tal modo riesce a restituire risposte sempre aggiornate e perfettamente allineate con le ultime notizie.

Google Bard è uno strumento utile per aiutare le persone a migliorare le proprie conoscenze e la propria creatività. Delle attività in cui potrebbe essere utile ad esempio sono spiegare le ultime scoperte del telescopio spaziale James Webb ai bambini, offrire un’analisi dei migliori calciatori del momento o consigli su come acquisire competenze e sviluppare le proprie abilità.

google bard risposte

Google Bard è stato lanciato per un piccolo gruppo di tester selezionati ma ha come obiettivo ampliarsi rapidamente per il grande pubblico, già dalle prime settimane. Il chatbot si serve di una versione semplificata di LaMDA che richiede una potenza di calcolo più bassa delle vere potenzialità del sistema: ciò sarà importante per consentire l’accesso a un gran numero di persone e ottenere abbastanza feedback per migliorare l’AI in termini di qualità, sicurezza e attendibilità.

Ciò a cui Google tiene di più è che Bard risulti estremamente preciso e affidabile come tutti i suoi strumenti AI, scongiurando il rischio di consigli sbagliati che potrebbero rendere l’intelligenza artificiale pericolosa. I feedback del pubblico per allenare l’IA saranno quindi fondamentali. Gli strumenti AI come questo verranno integrati anche nella Ricerca e aiuteranno a rispondere a domande articolate fornendo anche consigli e opinioni.

google bard nella ricerca

Alcune risposte, come ad esempio quella alla domanda “è più facile imparare il pianoforte o la chitarra e quanta pratica è necessaria per ciascuno?” verranno generate attraverso l’applicazione degli algoritmi AI invece che da una semplice pesca nei risultati proposti dal web. Oltre a Google Bard arriveranno anche tanti altri strumenti AI: attualmente la multinazionale è al lavoro su tool come PaLM, Imagen e MusicLM che consentono perfino di generare immagini e creare musica.

Google Bard ucciderà la SEO e i siti web?

Con l’arrivo di strumenti così sofisticati sono in molti coloro che credono di perdere il lavoro. Tra questi i giornalisti che lavorano online e i gestori di siti web. L’intelligenza artificiale inizierà a generare articoli, notizie e quant’altro sostituendo definitivamente i siti nella ricerca?

Riteniamo che non ci sia affatto da preoccuparsi di ciò, almeno per i lavoratori digitali che sanno fare bene il proprio lavoro. Se l’AI dovesse creare notizie e i siti web sparissero, da quale fonte andrebbe ad attingere per creare le sue notizie? Sarebbe alquanto inverosimile per le multinazionali poter creare dei robot che si recano personalmente sul luogo in cui sono accaduti i fatti per documentare e inviare tutto ad un’intelligenza artificiale.

Ciò che gli imprenditori digitali dovrebbero comprendere sin da subito è che bisogna puntare a diventare la fonte del proprio settore proponendo contenuti originali, invece che limitarsi ad aggregare contenuti altrui. Se siamo la fonte, non c’è AI che tenga.

Fonte

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