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Gli USA portano Google in tribunale: accuse di monopolio per il Play Store

di Roberto Naccarella

Tra Google e l’Antitrust statunitense è di nuovo scontro. Trentasei stati degli USA hanno scelto di portare avanti una causa contro il gigante di Mountain View a causa del Play Store, reo di essere da solo come sistema per la gestione dei pagamenti su Android. Inoltre, con le commissioni che gli sviluppatori devono corrispondere a Big G, ritenute ingiuste, si provoca una concorrenza sleale. Accuse di monopolio che Google ritiene completamente infondate.

Il responsabile delle Policy di Google, Wilson White, sostiene che la causa intentata contro BigG sia completamente lontana dai fatti. E’ proprio White a sottolineare come tutti i principali produttori di smartphone mobile possano tranquillamente immettere sul mercato i loro dispositivi con degli app store diversi dal Play Store preinstallati. Lo stesso discorso vale per gli utenti, che sono liberi di utilizzare altri store e possono anche scaricare le applicazioni di terze parti dai siti web di chi le sviluppa.

E per quanto riguarda la questione spinosa delle commissioni agli sviluppatori? Anche qui l’azienda ritiene di non aver fatto nulla di male. Il colosso californiano ha pubblicato dei dati molto interessanti, dove emergerebbe che il 97% degli sviluppatori non è tenuto a pagare alcuna commissione, mentre il restante 3% sarebbe sottoposto ad una tariffazione progressiva: sui guadagni relativi al primo milione di dollari la tassazione è del 15%, che sale al 30% sui guadagni che superano il milione di dollari. Chi vincerà la causa fra i 36 stati USA e il colosso di Mountain View? Lasciamo a voi le previsioni riportandovi parte del comunicato ufficiale della multinazionale.

Android e Google Play offrono un’apertura e una scelta che altre piattaforme semplicemente non offrono. Questa causa non riguarda l’aiuto al piccolo sviluppatore o la protezione dei consumatori. Si tratta di potenziare una manciata di importanti sviluppatori di app che desiderano i vantaggi di Google Play ma senza pagarli. In questo modo si rischia di aumentare i costi per i piccoli sviluppatori, di ostacolare la loro capacità di innovare, competere, e di rendere le app dell’ecosistema Android meno sicure per i consumatori.

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